LA STORIA SPECIALE DI UNA DENTISTA NORMALE: Alessandra – 2 anni

La storia di Alessandra è una delle tante a lieto fine in cui mi capita di trovarmi tra i protagonisti.

Te la voglio raccontare perché spesso i genitori che mi contattano vorrebbero che io avessi la bacchetta magica. La mia magia si chiama “ caparbietà, lunga esperienza, tecnica, condivisione con la famiglia”.

Leggendo questa storia ti renderai conto di quanti ingredienti ci sono voluti per ottenere il risultato che a volte raggiungo in 1, 2, 3, 4 o 10 sedute di avvicinamento.

Si hai capito bene, dipende:

  • dal carattere del bimbo
  • da come è abituato ad ubbidire o non avere paletti /limiti
  • da quanto i genitori seguono ed eseguono le mie indicazioni
  • dalla perseveranza di tutti i partecipanti di questo film

Tutto inizia a giugno quando una giovane coppia mi contatta per la piccola figlia Alessandra di 2 anni appena compiuti.

La signora mi segue sui social e si era ritrovata il mio nome tra i consigliati sui vari gruppi di mamme.

Curiosa mi chiama perché la piccola ha un problema molto raro e di difficile soluzione.

Dalla prima chiacchierata mi faccio un idea avendo ormai una casistica ben nutrita di casi simili, per nulla ne raro né irrisolvibile.

Ci incontriamo nel mio vecchio studio.

La bimba arriva urlando a squarciagola e piangendo. È piccolissima, bellissima quanto determinata e abituata ad averla sempre vinta (anche se diciamocelo sui figli degli altri siamo tutti bravi).

Il primo incontro mi è servito per capire come la bimba si relazionasse con i genitori e quale fosse la loro reazione ai suoi capricci. Purtroppo come dicevo è molto più semplice capire come agire sui figli degli altri , non cè coinvolgimento, si è più neutri ed obiettivi.

I giovani genitori ammetto che sono amorosissimi, mi piacciono molto e sono talmente motivati che so per certo che vinceremo insieme…

Ma quanto tempo ci vorrà?

Risposta: non ne ho idea, vediamo passo passo le reazioni.

Provo a relazionarmi con lei ma urla e si dimena, calci e volto paonazzo. Fermi! Così non si fa nulla. Chiedo il permesso e prendo la bimba in braccio. Voglio interrompere questo meccanismo perverso e dato che è bella vispa ed intelligente ci provo. Agisco d’istinto.

Andiamo nell’angolo opposto della stanza distante dalla madre dove però la bimba la possa vedere, ma non raggiungere. Ora, Alessandra, le intimo con la mano aperta vicino alla sua mano, di guardami negli occhi le chiedo decisa poi di fare un respiro forte , e non piangere, non piangere perché non ti capisco!

È talmente stupita che per un attimo si ferma, mi guarda e respira come le ho chiesto. Perfetto ho creato un precedente, ha eseguito perfettamente. Riprendo dolcemente a parlare, mi ascolta un attimo, e riparte in modalità dramma. Ripeto lo stesso procedimento e lei reagisce nello stesso modo.

Ok, ho creato un meccanismo che può funzionare per disattivare il suo. Dobbiamo però ripeterlo ed usarlo tutti : io ed i genitori, che mi guardano stupiti ed incuriositi.

In effetti pensavano di essere dalla dentista, non in una seduta educativa…

Mi osservano mentre lavoro su due fronti: sulla mia relazione con la bimba perché se lei sente la mia autorità comincerà ad ascoltarmi ed ubbidire e dall’altra sui genitori, spiegando il razionale delle mie azioni.

Perché dovranno farlo anche loro?

1) per sopravvivenza

2) per aiutare la bimba che da questi continui attacchi esce distrutta e stanchissima.

3) più la bimba si fida di me e prima riesco a curarla ed aiutarla.

Per un ora andiamo avanti così; la cosa buffa è che ad ogni ripresa del pianto si vede che è sempre meno convinta ed il tempo per fermarla è sempre più breve , fintanto che basta solo che apra la mano che lei ripete la sequenza da sola .

La bimba non è più paonazza, e sempre in braccio a me comincia a sorridere ed interagire. Addirittura riesco con un gioco a farla entrare da sola in studio.

Per oggi basta così. Il primo obiettivo è raggiunto.

Ci rivediamo tra una settimana, dove ripeteremo la stessa sequenza sperando di aggiungere un tassello in più.

Quando si dice la perseveranza e l’amore dei genitori può superare ogni ostacolo. In effetti Alessandra si dimostra un osso no duro direi durissimo.

Nella seconda seduta in studio c’è anche mia figlia Benedetta che adora i bimbi. Si stabilisce una relazione incredibile tanto che la famiglia mi rivela recentemente che da mesi ogni sera fanno il il gioco della dentista Francesca.

Alessandra impersona me, il babbo con tanto di barba impersona Benedetta e la mamma fa la piccola paziente.

Starai pensando “beh mi sembra facile”.

Non ti ho detto che siamo arrivati a gennaio per ottenere il risultato.

6 mesi di caparbietà allo stato puro. In cui più di una volta sono arrivata a dire ai genitori che mi dispiaceva fargli spendere soldi per tutte queste sedute, anche se ogni volta facevamo oggettivamente un passetto in più.

Ma nulla… il babbo si è rivelato più ostinato e convinto di me. Infatti ci sono volute più di 10 sedute di avvicinamento in cui ogni volta davo un compito a casa ai genitori per allenare la bimba alla seduta successiva. Sono stati perfetti esecutori, insostituibili nel raggiungere i piccoli progressivi costanti risultati.


Compiti per casa della prima settimana:

far esercitare la bimba con il gioco a tenere la bocca aperta prima 5 secondi, poi 10… fino ad 1 minuto.


Seconda settimana:

respirare bene con il naso in una mascherina della sedazione prima con la bocca chiusa, poi aperta e così via.


Ad ogni appuntamento facevamo un ripasso dell’esercizio precedente e poi del successivo. Già dalla seconda seduta Alessandra entrava da sola, si sedeva sulla poltrona, ma guai a toccarle la bocca …. finché oggi arriva il magico giorno.

Sono diverse settimane che non ci vediamo, di solito in questi casi bisogna ricordare un po’ di passaggi ma…

La vedo molto serena e tranquilla, ho una strana sensazione. Di solito riesco ad interpretare bene alcuni segnali, sento che oggi potrebbe essere il giorno Sì! Incrocio le dita e guardo l’assistente che trattiene il respiro e mi domanda se sono proprio sicura di voler provare. Veloce prepara il vassoio per una otturazione, diga, anestesia e tutto il corredo.


Alessandra si siede tranquilla sul cuscino colorato, scegliamo un bel film, mascherina della sedazione cosciente sul naso e bei respironi scanditi dal braccio che si alza ed abbassa in modo ritmico.

Già una volta avevo provato a metterle la diga ma era venuto giù il mondo.

Le spiego che la metterò attorno al dente su cui può osservare un grosso buco nero. Lì si nasconde il bachetto Gigio, mentre è concentrata a fare un grosso respiro le faccio l’anestesia con la siringa magica. Tutto ok, mi sorride , le do lo specchio e intanto le monto la diga di gomma. Il film avvincente è di grande aiuto, intanto ad una velocità supersonica rimuovo tutto il tessuto cariato, e facciamo tutti i passaggi necessari per ricostruire il dentino.

INCREDIBILE !! tutto fila liscio.

Tolgo la diga di gomma e penso di riuscire a fare una foto ai denti anteriori. La bimba però ha pensato di essere stata anche troppo brava perciò da 0 a 100 in un attimo e riparte il delirio. Certo, più tenue rispetto ai vecchi tempi ma sempre delirio. Ok fine della seduta. Adesivo e via alla scatola dei regali che è d’obbligo.

Che bella soddisfazione per noi ma soprattutto per i genitori con cui adesso possiamo pensare al percorso di cura completo.

Capisci ora quante variabili servono per curare i bimbi così piccoli?

 

GLOSSARIO

Visita di avvicinamento:

Possono essere necessarie come hai capito una o più visite ,questo dipende dai fattori sopraelencati . La valutazione dello stato di collaborazione può essere giudicata SOLO dal medico/ pedodontista che con la sua esperienza e sapendo il grado di difficoltà del percorso terapeutico può prevedere come, se e quando potrà curare il bambino.

Dato che il nostro obiettivo ( mio e della famiglia ) è quello di curare la bocca del bimbo RISPETTANDOLO nei tempi, nelle paure, nel suo carattere. È molto importante in questa fase che il genitore si fidi e si metta in disparte lasciandomi interagire con il bambino. Prima si fiderà di me e prima potrò curarlo. Questa è la cosa più difficile poi viene la parte tecnica. Giuro che ogni bimbo è diverso, spesso i colleghi mi chiedono di schematizzare l’approccio con il mio MetodoAPE (AmorePassioneEntusiasmo)…

… ma è impossibile, ci vuole molta esperienza e sensibilità. Io agisco d’istinto, ci vogliono le antenne dritte per captare i segnali giusti.

Per ora devo dire che a parte la variabile tempo, il risultato è stato ottenuto nel 100% dei casi.

L’obiettivo è portare il bimbo ad entrare da solo nella stanza anzi ad andarci facendomi strada salire sulla poltrona colorata, imparare a respirare nella mascherina della sedazione, tenere la bocca aperta per alcuni minuti, accettare l’aspira saliva in bocca, la presenza dell’assistente, essere sereno/a ed allegro mentre lo sto curando. Non ci crederai ma si può e si deve fare.

I MIEI PAZIENTI DOVRANNO ESSERE GLI ADULTI CHE DOMANI RACCONTERANNO AVVENTURE MERAVIGLIOSE VISSUTE DALLA LORO DENTISTA. MICA POCO!

No storie di paura e terrore. Quelle le lasciamo agli altri…

Dott.ssa Francesca Romana Nardelli

 

P.s. Se trovi utili queste informazioni e vuoi scoprire di più sul mio metodoAPE che ha già aiutato centinaia di bambini e adulti a superare la paura del dentista e a prendersi finalmente cura della propria salute orale…


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